Print this article
- 11/14/2023

2023 CROSS COUNTRY REPORT WASTE WATCHER INTERNATIONAL OBSERVATORY FOOD & WASTE AROUND THE WORLD

Nutra Horizons IT

 

ROMA, 29 Settembre 2023 – E’ stato presentato a Roma durante la 4ª Giornata internazionale ONU su perdite e sprechi alimentari il terzo Rapporto globale sull’associazione fra cibo e spreco. Questa indagine, firmata da Waste Watcher, International Observatory on Food & Sustainability e promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market con il monitoraggio Ipsos, è stata realizzata su un campione rappresentativo di 7.500 famiglie in otto Paesi del mondo: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Olanda e Azerbaijan.

I dati evidenziano la criticità del periodo e l’impatto dell’inflazione, soprattutto alimentare, che colpisce pesantemente i cittadini globali. Lo spreco alimentare diminuisce sistematicamente negli otto Paesi, addirittura negli Stati Uniti, tradizionalmente meno attenti a questo fenomeno e storicamente in cima alla sfortunata classifica dello spreco alimentare domestico. Negli USA, il tasso di spreco alimentare scende del 35%, raggiungendo 859,4 grammi settimanali pro capite (meno 479 grammi rispetto al 2022, un calo record). In Italia, lo spreco alimentare domestico diminuisce del 25%, attestandosi su 469,4 grammi settimanali per cittadino (meno 125,9 grammi rispetto alla rilevazione dell’estate 2022, e 54,7 in meno rispetto a quella di gennaio). A livello europeo, Spagna e Francia sono le nazioni più virtuose, mentre l’Azerbaijan si colloca al primo posto della classifica del “G8” dello spreco monitorato dai Waste Watcher. Nel contesto dell’indagine Cross Country Report 2023, l’Azerbaijan presenta un dato di spreco alimentare di 1116,3 grammi pro capite a settimana, avvicinandosi alle stime del 2022 degli Stati Uniti. Questo dimostra l’efficacia delle campagne di sensibilizzazione sul tema, appena avviate in Azerbaijan e destinate a portare frutti nelle prossime stagioni.

Come nelle rilevazioni degli anni passati, la qualità degli alimenti gettati è altrettanto significativa quanto la quantità. In Italia, prevalentemente, vengono sprecati frutta fresca (27g), insalate (19,5g), pane fresco (18,8g) e verdure (17,1g). Questi prodotti non solo hanno subito un aumento dei prezzi al dettaglio ma si deteriorano rapidamente, svolgendo un ruolo fondamentale in una dieta sana e sostenibile come quella della Dieta mediterranea.

Il quadro economico, sociale e ambientale, influenzato dalla pandemia, guerra e cambiamento climatico, si è deteriorato considerevolmente in tutti i Paesi. L’inflazione alimentare, superando il 10% in molte realtà, insieme a un indice di fiducia sul futuro molto basso, contribuisce all’ottimismo solo negli Stati Uniti e in Olanda. In Olanda, l’indice di fiducia dei consumatori è al 50,8%, mentre negli Stati Uniti è al 54,4%. Negli altri paesi, inclusa l’Italia, prevale il pessimismo, con il 33% dei cittadini italiani che danno un giudizio negativo sulla salute economica del paese. L’inflazione emerge come il principale nemico globale, preoccupando il 43% degli americani e degli inglesi, il 40% dei francesi, il 38% dei tedeschi e il 31% di italiani e spagnoli. Solo gli olandesi mostrano un tasso di tensione più basso, attestato al 25%.

Il Report evidenzia che il deterioramento economico, specialmente tra le fasce di popolazione più vulnerabili, porta a un calo nella quantità e nella qualità degli alimenti acquistati. Ciò si traduce in un aumento dello spreco domestico e in una peggiore alimentazione, con effetti negativi sulla salute e sui costi sanitari. In Italia, ad esempio, i dati suggeriscono che i meno abbienti mangiano in modo non adeguato, sprecano di più, sono inclini al sovrappeso e all’obesità, e sono più suscettibili a malattie metaboliche.

Mentre il ceto medio, con la possibilità di acquistare prodotti di migliore qualità, riesce a ridurre lo spreco (con una diminuzione del 10% nel campione italiano), i ceti popolari, costretti a fare i conti con i prezzi in aumento, tendono a comprare prodotti meno costosi o di minore qualità. Questo si traduce in un aumento del 12% nello spreco alimentare nei ceti popolari, con picchi del 17% per la verdura e del 13% per la frutta fresca. In particolare, il 24% di spreco per frutta e verdura non fresca evidenzia il tipo di dieta seguito da queste classi popolari.