Si è tenuto lo scorso 19 novembre il webinar formativo “La qualità del packaging degli integratori alimentari” promosso da FederSalus e volto a fornire una panoramica sugli aspetti relativi alla sicurezza e alla qualità del packaging degli integratori alimentari, partendo dal quadro normativo di riferimento e con un focus sulla pianificazione e gestione dei controlli relativi alla qualità dei materiali di confezionamento. Non è mancato anche un approfondimento sull’importante tema della sostenibilità del packaging, che ha consentito di evidenziare le sfide e le opportunità legate al settore degli integratori alimentari.
Dopo una breve introduzione da parte di Maria Delfina Gandolfo, Direttore Generale di FederSalus, il webinar è iniziato con l’intervento “Materiali e oggetti a contatto con alimenti (MOCA): il quadro normativo di riferimento” degli avvocati Cristina La Corte e Gaetano Forte dello Studio Legale Gaetano Forte, specializzato in diritto agro-alimentare.
L’avvocato Cristina La Corte si è focalizzata sull’attuale quadro normativo vigente a livello comunitario e nazionale, ricordando i principali articoli che disciplinano materiali e oggetti a contatto con alimenti (MOCA).
In particolare, a livello comunitario i regolamenti di riferimento presi in esame sono stati: 1935/2004 riguardante i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari; 2023/2006 sulle buone pratiche di fabbricazione dei materiali e degli oggetti destinati a venire a contatto con prodotti alimentari. Mentre a livello nazionale sono state approfondite le seguenti norme di riferimento: DM 21/3/1973 (e successive modifiche) recante disciplina igienica degli imballaggi, recipienti, utensili, destinati a venire a contatto con le sostanze alimentari o con sostanze d’uso personale; D.lvo 29/2017 Disciplina sanzionatoria per la violazione di disposizioni di cui ai regolamenti (CE) n. 1935/2004, n. 1895/2005, n. 2023/2006, n. 282/2008, n. 450/2009 e n. 10/2011, in materia di materiali e oggetti destinati a venire a contatto con prodotti alimentari e alimenti (dal 2.4.2017) e il DECRETO LEGISLATIVO 3 settembre 2020, n. 116 Attuazione della direttiva (UE) 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti e attuazione della direttiva (UE) 2018/852 che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.
Di questi regolamenti sono stati analizzati i principi che ne stanno alla base, il campo di applicazione e alcune tematiche cardine come l’etichettatura, la dichiarazione di conformità e la rintracciabilità a monte e a valle.
L’Avv. Gaetano Forte, titolare e fondatore dello Studio Legale Gaetano Forte, ha dedicato un focus al decreto sanzioni esaminando i controlli ufficiali previsti dal Reg. UE 625/17 ed effettuati per verificare la conformità di fabbricazione e l’uso di materiali e oggetti destinati a venire a contatto con alimenti, nonché quanto stabilito in termini di sanzioni dal Reg. 1935/2004 disciplina MOCA con un ampio approfondimento sulle varie tipologie di violazione. Dopo aver preso in esame le conseguenze previste per violazioni di lieve entità e sanzioni di natura penale si sono passate in rassegna alcune casistiche giurisprudenziali.
Nel primo intervento di Raffaella Butera, direttore di Toxicon, riguardante “I criteri per la scelta di un packaging sicuro relativo agli integratori alimentari” si è parlato di come documentare la sicurezza dei materiali e degli oggetti a contatto con gli alimenti sulla base dei principi scientifici di valutazione dei rischi riconosciuti a livello internazionale. Questi principi si fondano sul fatto che un componente presente nel packaging alimentare o per altre destinazioni debba essere riconosciuto per la sua pericolosità (vale a dire le sue caratteristiche), la sua relazione dose-risposta (cioè a quale livello di dose quel contaminante o migrante, per parlare in termini di pack, dia un effetto negativo sulla salute o sulla modificazione organolettica del prodotto) e in relazione a quale sia l’entità dell’esposizione a quel determinato composto.
Per poter gestire il rischio è, infatti, necessario caratterizzarlo nel modo più preciso possibile attraverso un accurato lavoro di analisi del risk assessment che è stato documentato nelle sue varie fasi e aspetti (in particolare cosa sia importante valutare e come). Si è anche parlato delle criticità nella valutazione che sono legate in particolar modo all’identificazione dei pericoli (sulla base dei dati sperimentali a disposizione), delle sostanze e delle informazioni tossicologiche esistenti (sostanze ben conosciute o scarsamente caratterizzate).
Nel secondo intervento, dal titolo “Pianificare e gestire i controlli relativi alla qualità del packaging degli integratori alimentari” il focus è stato posto sugli elementi peculiari da affrontare perché un’azienda possa realizzare un prodotto safe in un packaging safe, sottolineando la necessità di seguire un metodo di lavoro scientificamente robusto, un’impostazione facilmente applicabile a packaging differenti e un approccio operativo lineare. In particolare, si è parlato dell’importanza di disporre di fornitori affidabili (da valutare attraverso la compliance MOCA, REACH e CLP), qualificate forniture, campioni da analizzare, indagini analitiche attraverso cui identificare e quantificare le impurezze attese e inattese e il risk assessment necessario per poter fare una valutazione della sicurezza che dovrà essere robusta e affidabile sia per l’impresa sia per i consumatori.
L’ultimo intervento relativo al “Packaging sostenibile: sfide ed opportunità legate al settore degli integratori alimentari” a cura di Roberto Valenti, Head of Material Development di Bormioli Pharma, si è svolto partendo da come cambierà il contesto normativo sulla base degli sfidanti obiettivi di medio-lungo termine che la Comunità europea si è data sul tema dell’impatto ambientale delle plastiche e da come l’Italia si stia adeguando al frame normativo.
Ad oggi, infatti, la plastica è al primo posto tra i materiali più usati per il packaging farmaceutico e diet superando il vetro di circa 6 volte. Si stima, inoltre, che entro il 2021 oltre il 60% del packaging per applicazioni farmaceutiche e diet sarà in plastica. La sfida oggi è, dunque, quella di capire come rendere la plastica più sostenibile e più in generale come creare un packaging farmaceutico sostenibile utilizzando materiali riciclati, green (derivanti da fonti rinnovabili) o biodegradabili.
A supporto dell’intervento è stato presentato il caso di studio dell’R-PET Bormioli Pharma iniziato nel 2003 e che ha portato nel 2012 all’avvio della produzione dei primi flaconi in R-PET che hanno ottenuto il pharma-grade nel 2017. Un packaging che permette significativi vantaggi in termini di salvaguardia dell’ambiente, se confrontato con un PET standard, grazie alla riduzione delle emissioni di CO2 di circa l’80%, alla diminuzione del consumo di petrolio e all’opportunità di dare una seconda vita alle bottiglie in PET già prodotte. Per ciascuna tonnellata di R-PET prodotta si stima, infatti, di poter salvare 40.000 bottiglie dalla discarica.
Per un confronto e un dialogo con il mondo del packaging, FederSalus ha appena aderito all’Istituto Italiano Imballaggio, punto di riferimento del comparto in Italia. L’Istituto rappresenta il centro di informazione, formazione professionale e diffusione della scienza del packaging in Italia, mettendo in contatto e a confronto gli operatori delle diverse filiere della produzione e del mondo dell’utilizzo.