Il dibattito sulla possibile azione degli alimenti della filiera del latte sui marcatori di infiammazione, i cui livelli correlano con il rischio di molte malattie croniche non trasmissibili, è tuttora acceso: soprattutto per il contenuto di questi prodotti in acidi grassi saturi e lattosio, il cui consumo è stato da alcuni associato a un aumento di biomarcatori dell’infiammazione, specie nei soggetti in sovrappeso.
Questa metanalisi ha focalizzato la sua attenzione sull’effetto del consumo dei prodotti lattiero-caseari, o delle proteine purificate del latte, su alcuni marker di infiammazione tra i quali la proteina C-reattiva (PCR), l’interleuchina 6 (IL-6) e il fattore di necrosi tumorale (TNF-alfa).
Gli autori hanno analizzato 27 studi (26 randomizzati controllati e 1 osservazionale) sull’argomento, per un totale di circa 1450 uomini e donne sani o con diagnosi di sovrappeso e obesità, ipertensione, diabete di tipo 2, ipercolesterolemia o sindrome metabolica, ma esenti da patologie ad impronta infiammatoria. I soggetti arruolati sono stati randomizzati al consumo di porzioni definite di prodotti lattiero-caseari (latte, yogurt, formaggi) o di proteine del latte (caseine o proteine del siero) e confrontati con gruppi di controllo randomizzati invece a porzioni inferiori o nulle degli stessi prodotti, di prodotti equivalenti senza o a basso contenuto di grassi oppure di alternative vegetali (bevande e prodotti fermentati a base di soia).
I risultati ottenuti suggeriscono che i prodotti della filiera del latte eserciterebbero un effetto nullo o potenzialmente benefico sull’infiammazione sistemica di basso grado, specie nei soggetti con BMI elevato e con una pregressa diagnosi di sindrome metabolica. Dei 18 studi che hanno valutato tale effetto, 8 hanno rilevato la riduzione di almeno uno dei parametri infiammatori nel gruppo randomizzato al consumo di latte e derivati, mentre 10 non hanno identificato differenze significative.
Non si sono riscontrati, nello specifico, cambiamenti significativi del profilo infiammatorio negli studi in cui è stato valutato l’effetto del consumo di yogurt nei soggetti in sovrappeso e obesi, mentre è stata segnalata una diminuzione significativa dei livelli sierici di PCR, IL-6 e TNF-a nei soggetti con sindrome metabolica che avevano consumato 3 porzioni di latticini al giorno per circa 3 mesi (rispetto al consumo di prodotti alternativi). In uno dei due studi condotti su adulti sani si è invece riscontrata una significativa diminuzione dei livelli plasmatici di TNF-alfa nei soggetti randomizzati al consumo di yogurt rispetto al gruppo di controllo al quale era stato chiesto di consumare l’equivalente vegetale.
La blanda azione antinfiammatoria dei prodotti lattiero caseari, secondo gli autori, potrebbe essere attribuita alla presenza di componenti della matrice dei prodotti, tra i quali la vitamina D, il calcio e alcuni peptidi bioattivi, che sembrano giocare un ruolo importante nella riduzione della risposta infiammatoria dell’organismo. Nessun cambiamento statisticamente significativo è stato invece rilevato negli studi di intervento nei quali è stato valutato l’effetto del consumo diretto delle proteine del latte sui parametri infiammatori: risultato che, suggeriscono gli autori, escluderebbe una correlazione tra questi macronutrienti e il rischio di infiammazione sistemica.