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I casi più gravi di acne vengono trattati con antibiotici per uccidere i batteri che vivono nei follicoli, o con isotretinoina (nota come Accutane), un derivato della vitamina A, che induce la morte dei sebociti, le cellule epiteliali della pelle che producono il sebo. Tuttavia, questi trattamenti possono causare gravi effetti collaterali, come, nel caso degli antibiotici, compromissione dell’omeostasi del microbioma cutaneo o fotosensibilità, o, nel caso dell’isotretinoina, difetti congeniti o estrema desquamazione della pelle.
Uno studio sperimentale condotto dal Laboratorio di Biologia Sintetica Traslazionale dell’Università Pompeu Fabra ha dimostrato che un tipo di batterio della pelle possa essere ingegnerizzato in modo efficiente per produrre una proteina che regola la produzione di sebo. Questa applicazione permetterebbe di trattare l’acne senza alterare l’omeostasi dell’intero microbioma cutaneo.
I risultati dello studio, pubblicati di recente su Nature Biotechnology, mostrano che i ricercatori hanno modificato con successo il genoma del Cutibacterium acnes per secernere e produrre la proteina NGAL, nota per essere un mediatore del farmaco contro l’acne, l’isotretinoina, in grado di ridurre il sebo inducendo la morte dei sebociti.
La capacitò del C. acnes modificato di secerne e generare è stata testata su linee cellulari in 2D e in modello cutaneo in 3D, che rappresenta meglio la pelle umana. Inoltre, dopo essere stato applicato sulla cute dei topi C. acnes ingegnerizzato è in grado di insediarsi, sopravvivere e produrre produrre la proteina NGAL.
Questa scoperta apre la strada all’ingegnerizzazione di batteri per trattare le alterazioni della pelle e altre malattie.