Le fratture all’anca rappresentano un problema sanitario sempre più diffuso tra gli anziani colpendo ogni anno 1,6 milioni di persone nel mondo e aumentandone la morbilità e la mortalità, con tassi tendenzialmente in aumento a causa del crescente invecchiamento della popolazione. Benché si ritenga comunemente che aspetti specifici della dieta alimentare possano potenzialmente ridurre il rischio di queste fratture, le evidenze che supportano la correlazione tra specifici interventi nutrizionali e il rischio o l’eventuale protezione sono limitate.
Lo studio pubblicato su Clinical Nutrition si propone di analizzare le associazioni tra l’assunzione di alimenti e nutrienti e il rischio di frattura dell’anca e di determinare il ruolo dell’indice di massa corporea (BMI) come potenziale modificatore dell’effetto. In particolare, sono state valutate le informazioni dietetiche, antropometriche e socioeconomiche e lo stile di vita di una coorte di oltre 26.000 donne britanniche di età compresa tra i 35 e i 69 anni, afferenti a uno studio prospettico, il Women’s Cohort Study. I casi di frattura dell’anca sono stati identificati collegando i dati delle partecipanti al momento del reclutamento con le loro statistiche sugli episodi ospedalieri fino a marzo 2019. Sono stati utilizzati modelli di regressione di Cox per stimare le associazioni tra le porzioni standard di cibo e l’assunzione di nutrienti e il rischio di frattura dell’anca per un periodo di follow-up di 22,3 anni. Previo aggiustamento per il ruolo di possibili fattori confondenti, ogni tazza aggiuntiva di tè o caffè consumata quotidianamente è stata associata a un rischio inferiore del 4
Complessivamente, i risultati di questo primo studio prospettico indicano che tra le donne in sottopeso (notoriamente a maggior rischio di osteoporosi, e quindi di fratture), un buon apporto di proteine e un adeguato consumo di tè e caffè, ma anche di latte e di calcio, può essere protettivo nei confronti delle fratture all’anca, sebbene questi risultati meritino di essere confermati.
DOI: 10.1016/j.clnu.2022.11.008