Numerosi studi osservazionali hanno rilevato un’associazione significativa tra un consumo elevato di bevande zuccherate ed un maggior rischio di diabete di tipo 2, carie dentarie e obesità, nonché con una scarsa qualità della dieta. Un dato confermato da questo studio, basato sull’analisi dell’ampio database della popolazione americana, il NHANES (National Health and Nutrition Examination Survey).
Nello specifico, gli autori hanno valutato i dati relativi a 6.426 giovani sani di età compresa tra 12 e 29 anni, di tre diverse etnie, suddivisi in 3 gruppi in base ai livelli di consumo di bevande addizionate di zuccheri semplici: non consumatori (meno dell’1% delle calorie totali giornaliere da zuccheri aggiunti), bassi consumatori (dall’1% al 10% delle calorie totali giornaliere da zuccheri aggiunti) e alti consumatori (>10% delle calorie totali giornaliere da zuccheri aggiunti).
Dall’analisi dei consumi è emerso che il 20% degli adolescenti osservati di età compresa tra 12 e 18 anni non consumava bevande zuccherate, circa il 48% era un basso consumatore e il 32% era un alto consumatore. Per quanto riguarda invece i giovani adulti (tra 19 e 29 anni), i consumi erano nulli, bassi e alti rispettivamente nel 21%, nel 43% e nel 37% dei casi. In entrambi i gruppi d’età i non consumatori avevano una maggiore probabilità di essere donne e con un buon reddito familiare, mentre il consumo elevato era associato ad una maggiore probabilità di essere di sesso maschile e con un basso reddito familiare.
Inoltre, la qualità della dieta, determinata indipendentemente dal contributo delle bevande zuccherate e valutata mediante l’Healthy Eating Index (HEI), diminuiva, sia tra gli adolescenti e sia tra i giovani adulti, all’aumentare del consumo delle bevande zuccherate. Tra i non consumatori di entrambi i gruppi è stata infatti rilevata una migliore qualità della dieta rispetto ai bassi consumatori, e ancor di più rispetto ai coetanei che erano alti consumatori.
In sintesi, il consumo di quantità elevate di bevande con zuccheri aggiunti (gassate, alcoliche o energetiche) sembra essere essenzialmente un marcatore di un’alimentazione di qualità non elevata. Un’osservazione che suggerisce come interventi focalizzati solo sulla riduzione dell’assunzione di bevande zuccherate (come le tassazioni selettive implementate in alcuni Paesi del mondo) ben difficilmente si rivelerà un intervento risolutivo per migliorare la qualità complessiva della dieta.