A Santa Margherita di Belìce, nell’ambito del convegno “La valorizzazione degli scarti agricoli nella Valle del Belìce. Il case history ficodindicolo”, sono emersi lo scorso ottobre, i primi dati delle operazioni del progetto “Estrazioni di bioprodotti da scarti di Opuntia Ficus –Indica” Ebioscart.
Il progetto, che ha come soggetto capofila il Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia (PSTS), punta al riutilizzo, anche tramite fonti di energia rinnovabili, dei sottoprodotti e degli scarti delle produzioni siciliane di Opuntia Ficus-indica, nell’ottica di un’economia circolare e della valorizzazione di un prodotto straordinario come il ficodindia di Sicilia, lanciando un messaggio chiaro alle nuove generazioni.
«Nell’epoca della sostenibilità ambientale – spiega l’Innovation broker Carmelo Danzì – non possiamo più limitarci a pensare solo alla valorizzazione e commercializzazione del frutto, che si è fatto molto bene in questi territori, ma dobbiamo pensare agli scarti e alla loro collocazione nei mercati della cosmesi, nutraceutica e farmacologia. Per questo stiamo coinvolgendo gli imprenditori autorevoli dei poli produttivi dell’Etna, di Santa Margherita di Belice e di Roccapalumba, che stanno rispondendo con entusiasmo, e auspichiamo che nel prossimo futuro, oltre a questo momento di grande innovazione, ci possa essere un riscatto delle nuove generazioni che evolvano da agricoltori a industriali».
Il convegno nella cittadina del Gattopardo, realizzato con il patrocinio della locale amministrazione, nel suggestivo scenario del Palazzo Filangeri-Cutò, residenza estiva dello scrittore G. Tomasi di Lampedusa, ha trattato il tema de “La valorizzazione degli scarti agricoli nella Valle del Belìce. Il case history ficodindicolo”, e si è aperto con la proiezione di un video-documento sulle attività di selezione del ficodindia ed estrazione dei suoi diversi componenti.
Alle attività sono intervenuti Nicoletta Paparone, responsabile tecnico Ebioscart; Giacomo Abruzzo, azienda partner del progetto, Calogero Barbera, Vicepresidente dell’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Agrigento, l’Innovation broker Carmelo Danzì. Ha concluso i lavori Baldo Giarraputo, funzionario dell’assessorato Agricoltura, sviluppo rurale e pesca mediterranea della Regione Siciliana.
Nel corso dei lavori sono emerse, dunque, le varie fasi del progetto EBioScart, anche alla luce dell’esperienza dei coltivatori e produttori locali di ficodindia. Il progetto, che consta di otto azioni, vede attualmente in corso un laboratorio di trasformazione presso l’azienda partner etnea OP La Deliziosa, dove si è già proceduto all’installazione e ottimizzazione delle attrezzature del processo di separazione ed estrazione; al conferimento di frutti di ficodindia di primo fiore non commercializzabile da parte delle aziende produttive dei tre poli siciliani partner del progetto; all’ottimizzazione dei parametri del processo green di estrazione delle bucce con sistema a microonde Ethos X da cui è emerso già che da 4,5 chilogrammi di prodotto, riscaldato a 70° per 20 minuti con un preriscaldamento di 10 minuti, sono stati ottenuti 720 ml di estratto fluido.
L’Università di Catania, Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A), partner del progetto, ha così già potuto fornire alcuni dati preliminari, ottenuti con metodi spettrofotometrici che riguardano il contenuto di betanine, sempre per 4,5 kg di prodotto processato, pari a 667,06 mg/Kg, il contenuto di polifenoli totali, pari a 1,32 mg di acido gallico/ml di estratto; attività antiossidante pari a 1,15 mg di trolox equivalenti/kg. In corso di elaborazione vi è la caratterizzazione di pectine. Inoltre sono già stati allestiti tre campi sperimentali presso le aziende produttive partner (azienda agricola Giacomo Abruzzo, l’azienda agricola Garufa di Lucia Bonanno e l’azienda agricola Mulino Fiaccati di Laura Bonanno), dove saranno somministrate mucillagini, digestato solido e liquido.