La curcuma è un tubero di origine asiatica, coltivata soprattutto in India e nell’isola di Giava, ma anche nelle aree tropicali di tutto il mondo.
Nella parte sotterrata del tubero, c’è il suo principio attivo, la curcumina che rappresenta la porzione “nobile” con caratteristiche erboristiche e farmacologiche ormai riconosciute anche dalla comunità scientifica.
La curcumina è quindi l’estratto concentrato della curcuma e, per questo motivo, le due sostanze sono due cose diverse che spesso vengono confuse.
La curcuma si presenta come una polvere di colore giallo senape, molto utilizzata in cucina. La curcumina, invece, ha un colore arancione intenso e ha proprietà ben diverse, tra cui numerose attività biologiche capaci di prevenire l’infiammazione inibendo le molecole che la causano.
I curcuminoidi, e cioè le sostanze contenute all’interno della curcuma, possono proteggere l’organismo andando a migliorare l’attività di un importante enzima disintossicante e andando a neutralizzare le molecole che causano danni al DNA, come i radicali liberi.
Quali sono i benefici della curcuma?
I benefici che la salute riceve dall’assunzione di curcuma sono molteplici:
- previene e riduce le infiammazioni
- allevia i dolori articolari
- è utile al lavoro del cervello e del sistema nervoso
- è un antidolorifico naturale
- aiuta la digestione
- limita l’azione dei radicali liberi
- rinforza il sistema immunitario
- aiuta a prevenire il diabete di tipo 2
- aiuta aprevenire le infezioni batteriche
- facilita il processo di cicatrizzazione delle ferite
La curcuma come antinfiammatorio nella cura dell’artrosi
L’artrosi è una patologia cronica e progressiva che colpisce le articolazioni, coinvolgendo soprattutto la colonna lombare (33%), cervicale (30%), le ginocchia (27%) e le anche (25%).
La popolazione più colpita è quella anziana e si stima che circa un terzo degli ultrasessantacinquenni ne sia affetto.
L’insorgenza della malattia è correlata al persistere di un processo infiammatorio alle articolazioni da cui derivano anche tutti i sintomi, rappresentati soprattutto da dolore e riduzione/perdita della funzionalità motoria e dell’autonomia.
Il trattamento farmacologico tradizionale dell’artrosi è basato sui farmaci antinfiammatori e analgesici.
A causa del loro uso prolungato però, queste sostanze possono avere gravi effetti collaterali, limitandone o controindicandone l’uso.
Il paracetamolo, con un profilo meno tossico ma la cui efficacia analgesica è più limitata, può essere usato in alternativa.
Un indirizzo terapeutico alternativo può essere l’uso di sostanze che prevengono e limitano il processo infiammatorio che causa la malattia e i suoi sintomi. Tali proprietà sono spesso presenti in prodotti di origine naturale, come integratori nutrizionali. Tra le varie sostanze la curcuma e i suoi derivati, in particolare la curcumina, appaiono efficaci nel controllare sia il dolore sia la ridotta funzionalità.
La curcumina, infatti, possiede elevate proprietà antinfiammatorie e una spiccata azione antiossidante.
L’ indirizzo terapeutico, quindi, si sposta dal trattamento continuo dell’infiammazione in atto, che causa la malattia e i suoi sintomi, alla prevenzione del processo infiammatorio. Cioè, dal trattamento dell’effetto a quello della causa.
La ricerca su curcumina e artrosi dell’Istituto Mario Negri
Uno studio clinico randomizzato, multicentrico e in doppio cieco, attualmente ancora in corso, sta analizzando gli effetti della curcumina nel controllare i sintomi dell’artrosi. Sono 160 i pazienti arruolati e che verranno seguiti per un periodo di tre mesi.
L’ obiettivo principale è capire se l’assunzione di curcumina riduce l’intensità del dolore provato da pazienti affetti da artrosi al ginocchio e/o all’anca.
Gli obiettivi secondari, invece, andranno a valutare l’entità del cambiamento delle attività motorie e della funzionalità dei pazienti.
Inoltre, verranno anche misurate le variazioni nel sangue dei livelli dei principali biomarcatori del processo infiammatorio così come dei livelli di curcumina, di curcuminoidi e dei loro relativi metaboliti nelle persone partecipanti allo studio, attraverso analisi di spettrometria di massa.