Un gruppo di ricerca guidato dall’Università della California ha svelato i meccanismi alla base dell’abbondante crescita di peli osservata nei nei della pelle. Lo studio è stato pubblicato su Nature.
Il team ha dimostrato che il processo è innescato dall’invecchiamento delle cellule pigmentarie. Questi risultati inaspettati mettono in discussione la nostra comprensione del rapporto tra età e perdita di capelli e potrebbero aprire la strada a trattamenti molecolari mirati ad affrontare l’alopecia androgenetica, una forma comune di perdita di capelli che colpisce sia uomini che donne.
I nei cutanei con eccessiva crescita di peli rappresentano un enigma. Pur avendo un numero elevato di cellule pigmentate invecchiate, presentano una forte crescita di peli, smentendo le attese per questa popolazione di cellule anziane. Lo studio fa luce su specifiche molecole di segnalazione responsabili di questa crescita insolita.
I ricercatori hanno scoperto che le cellule pigmentarie senescenti producono quantità sostanziali di una specifica molecola di segnalazione chiamata osteopontina. Questa molecola stimola i follicoli piliferi dormienti e piccoli ad attivare le loro cellule staminali, dando luogo a una robusta crescita di peli lunghi e spessi. La crescita dei follicoli piliferi è meticolosamente orchestrata dall’attivazione delle cellule staminali, che si dividono per consentire ai follicoli di produrre nuovi peli che crescono a cicli, con una fase di quiescenza che segue ogni episodio di crescita. Durante questa fase, le cellule staminali del follicolo rimangono inattive fino all’inizio del ciclo successivo.
Le cellule senescenti sono generalmente considerate dannose per la rigenerazione e si pensa che guidino il processo di invecchiamento, poiché si accumulano nei tessuti di tutto il corpo. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato chiaramente che la senescenza cellulare può avere un impatto positivo.
Per studiare i nevi, il team ha utilizzato modelli di topo con aree cutanee pigmentate con cellule staminali e crescita dei peli iperattivate che riproducevano i processi osservati nei nevi umani. I ricercatori hanno condotto un esame approfondito delle cellule pigmentarie senescenti e delle cellule staminali pilifere adiacenti. Le cellule pigmentate senescenti rilasciavano alti livelli di osteopontina, che interagiva con un recettore presente sulle cellule staminali, noto come CD44. Questa interazione portava all’attivazione delle cellule staminali e all’avvio di un ciclo di crescita dei capelli.
L’iniezione di osteopontina o la sua sovraespressione genetica è stata sufficiente per indurre una robusta crescita dei capelli nei topi, mentre le delezioni germinali e condizionali dell’osteopontina o del recettore CD44, hanno contrastato la crescita dei capelli indotta dai melanociti del nevo dermico. Sebbene un esteso accumulo di cellule senescenti, come nel caso dell’invecchiamento o dello stress genotossico, sia dannoso per la capacità rigenerativa dei tessuti, i segnali da parte di gruppi di cellule senescenti può potenziare l’attività delle cellule staminali intatte adiacenti e stimolare il rinnovamento dei tessuti.
Questi risultati offrono nuove conoscenze sul rapporto tra le cellule senescenti e le cellule staminali del tessuto e rivelano gli effetti positivi delle cellule senescenti sulle cellule staminali del follicolo pilifero. Queste evidenze possono essere utilizzate per sviluppare nuove terapie focalizzate sulle proprietà delle cellule senescenti e sul trattamento di vari disturbi rigenerativi, tra cui la comune perdita di capelli.
Oltre all’osteopontina e al CD44, gli autori stanno approfondendo altre molecole presenti nei nevi pelosi e il loro potenziale di indurre la crescita dei capelli. È probabile che la ricerca in corso identifichi altri potenti attivatori.
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