La popolazione mondiale ha recentemente raggiunto gli otto miliardi di persone. Tuttavia, i cambiamenti climatici e gli impatti ambientali dell’uomo minacciano la nostra sicurezza alimentare a lungo termine. I ricercatori dell’Università della California, San Diego, hanno recentemente pubblicato una revisione scientifica che dimostra che le microalghe e altri organismi microscopici simili alle piante potrebbero contribuire a nutrire la popolazione mondiale in crescita in modo più sostenibile rispetto agli attuali sistemi agricoli.
Alghe. È quello che c’è per cena.
Questa variante dell’iconico slogan pubblicitario dell’industria della carne bovina può sembrare divertente, ma non è uno scherzo: l’attuale sistema agricolo è una delle principali fonti di emissioni di gas serra e di inquinamento ambientale. A loro volta, la crisi climatica e il degrado dell’ecosistema minacciano la sicurezza alimentare a lungo termine per miliardi di persone in tutto il mondo.
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I ricercatori dell’Università della California di San Diego (UCSD) ritengono che le alghe possano essere un nuovo tipo di superalimento grazie al loro elevato contenuto proteico e nutrizionale. Lo affermano in un articolo pubblicato di recente sulla rivista Frontiers in Nutrition, che esamina l’attuale letteratura scientifica sulle microalghe, un termine generico per indicare le migliaia di specie microscopiche di alghe e altri organismi fotosintetici come i cianobatteri presenti in vari ambienti acquatici.
La rassegna mette in evidenza le attuali tecnologie per lo sviluppo e la coltivazione commerciale delle microalghe, nonché le sfide scientifiche ed economiche che si pongono alla scalabilità della produzione. Sebbene siano state a lungo studiate come fonte di biocarburante grazie al loro elevato contenuto di lipidi o grassi, le alghe stanno attirando l’interesse dei ricercatori anche per il loro potenziale come fonte alimentare più efficiente.
Per esempio, uno studio del 2014 citato nell’attuale articolo di Mayfield e del suo team ha rilevato che le alghe possono produrre annualmente una biomassa utile 167 volte superiore a quella del mais, utilizzando la stessa quantità di terreno. Altri modelli prevedono che i ceppi di alghe esistenti potrebbero potenzialmente sostituire il 25% del consumo europeo di proteine e il 50% del consumo totale di olio vegetale se coltivati su terreni disponibili che attualmente non sono utilizzati per le colture tradizionali.
Inoltre, alcune specie algali possono essere coltivate in acqua salmastra o salata – e, in almeno un caso, in acque reflue provenienti da un’attività casearia – il che significa che l’acqua dolce può essere riservata ad altre esigenze. Dal punto di vista nutrizionale, molte specie algali sono ricche di vitamine, minerali e soprattutto macronutrienti essenziali per la dieta umana, come gli aminoacidi e gli acidi grassi omega-3.
Rimangono ancora delle sfide, a partire dalla ricerca o dallo sviluppo di ceppi algali che soddisfino tutti i requisiti: elevata resa in biomassa, elevato contenuto proteico, profilo nutrizionale completo e condizioni di coltivazione più efficienti in termini di utilizzo del terreno, requisiti idrici e apporto di nutrienti.
Nel documento, gli autori dell’UCSD descrivono i vari strumenti scientifici disponibili per produrre i tratti più desiderabili per un prodotto algale commercialmente valido. Ad esempio, un esperimento pubblicato in precedenza ha descritto l’aumento dell’astaxantina, un pigmento antiossidante che ha dimostrato di avere diversi benefici per la salute, attraverso mutazioni genetiche mirate. Un altro esperimento di mutagenesi è stato in grado di aumentare sia la resa in biomassa che il contenuto proteico di un altro ceppo algale, in particolare quando coltivato in un semplice succo di sorgo dolce a basso costo.
La nutrizione e la resa non sono le uniche considerazioni. Per convertire alcuni consumatori potrebbero essere necessarie alcune modifiche al colore, al gusto e alla diminuzione del caratteristico odore di pesce. Altri esperimenti hanno già dimostrato la capacità di modificare questi tratti organolettici e di aumentare il contenuto proteico di nuovi ceppi di alghe.
In effetti, la sfida più grande per lo sviluppo commerciale non è necessariamente scientifica, tecnica o estetica. È la capacità di scalare la produzione a livello globale.
DOI: 10.3389/fnut.2022.1029841