Milano, 3 maggio 2023 – “La Direttiva UE Substantiating Green Claims contrasta l’uso ingannevole e fuorviante di dichiarazioni green che molte aziende propongono nelle etichette dei prodotti o attraverso le pubblicità”. Con queste parole Simone Pedrazzini, Direttore Italia di Quantis, società di consulenza nel campo della sostenibilità ambientale, commenta il provvedimento, annunciato lo scorso 22 marzo, che “rappresenta un passo avanti nella lotta al greenwashing e un’ulteriore rafforzamento delle politiche in materia di trasparenza e accessibilità”.
“La Direttiva – evidenzia Pedrazzini – fa chiarezza in merito al grado e alla qualità delle informazioni da raccogliere, misurare e comunicare, e promuove il dialogo tra gli stakeholder, nell’ottica di una trasformazione sostenibile delle industry. Dal nostro punto di vista, non possiamo che accogliere con favore la proposta europea, in quanto determina un’ulteriore spinta verso le necessità di adottare una misurazione puntuale del ciclo vita e della virtuosità di materiali e prodotti”. Infatti, l’Unione Europea richiede alle aziende di fornire prove scientifiche sulla veridicità delle dichiarazioni green, prendendo in esame l’intero ciclo di vita del prodotto. Le etichette ambientali dovranno essere veritiere, trasparenti e verificate da terze parti. Le evidenze scientifiche sulle affermazioni green dovranno essere trasparenti e disponibili per tutti via QR code o sul sito web aziendale.
“È fondamentale – sottolinea Pedrazzini – che le aziende presentino i risultati ottenuti distinguendo tra i propri sforzi di riduzione delle emissioni e le iniziative di compensazione, ad esempio la piantumazione di alberi, e diano quindi seguito a una comunicazione che sia specifica, rilevante, misurabile, accessibile e comprensibile: in una parola trasparente”.
“È anche grazie a soluzioni regolatorie come queste – ricorda Alessandra Meloni, Communication & Engagement Lead Quantis Italia, esperta di cambiamento organizzativo – che possiamo intravedere una spinta nella direzione del cambiamento culturale – per le organizzazioni e comportamentale – per gli individui verso una maggiore consapevolezza e responsabilità – nelle scelte di produzione da una parte e di acquisto e consumo dall’altra”.
“Le aziende – prosegue il Direttore di Quantis Italia – dovrebbero valutare questi sviluppi normativi come un’opportunità per adottare un approccio integrato, sistemico e olistico anti-greenwashing che migliori le performance ambientali e la comunicazione nei confronti dei consumatori: è l’unico modo per tutelare la reputazione del proprio brand, rafforzare la propria credibilità nei confronti dei cittadini e costruire una leadership di pensiero”.
In definitiva, sostiene Simone Pedrazzini, “i green claims dovrebbero garantire la protezione dei consumatori da informazioni ingannevoli, greenwashing intenzionale e concorrenza sleale e aiutarli a compiere scelte favorevoli per l’ambiente”.
Non solo, ma anche dal punto di vista delle imprese, “affermazioni fuorvianti o errate possono avere gravi conseguenze per i marchi, offuscarne la reputazione, affrontare azioni legali, perdere la fiducia dei consumatori e mettere a rischio le relazioni con gli investitori. Più in generale, l’attenzione ai green claims è un aspetto chiave per lo sviluppo sostenibile perché solo con informazioni corrette le aziende possono supportare i consumatori nelle loro scelte di acquisto e portare a un cambiamento virtuoso nelle abitudini di consumo”.