Le reazioni infiammatorie della pelle possono ridurre i danni causati dai raggi UV o dalle infezioni, ma possono anche provocare sintomi dolorosi come le scottature solari. Un recente studio ha identificato un controllo molecolare che integra questi segnali di stress.
Essendo l’organo più grande del corpo umano, la pelle costituisce la principale barriera esposta agli stimoli ambientali e agli agenti patogeni. Se questa barriera viene compromessa, può insorgere un’infiammazione dolorosa, come ben sa chi ha subito una scottatura. Ma fino ad oggi non si era ancora capito esattamente come si scatenasse questa infiammazione. Il Prof. Florian Schmidt, che dirige un gruppo di ricerca presso l’Istituto di Immunità Innata dell’Ospedale Universitario di Bonn, ha analizzato più da vicino i processi coinvolti. La luce UV ha un’energia molto elevata e, quando colpisce la pelle, può danneggiare importanti molecole cellulari, scatenando, come conseguenza comune, infiammazioni. I ricercatori sono riusciti a dimostrare che una nota via di segnalazione dello stress cellulare può innescare queste risposte infiammatorie.
I ribosomi, gli “uffici di ingegneria” della cellula, assemblano normalmente le proteine sulla base delle istruzioni contenute nel materiale genetico. Quando questo materiale viene compromesso a causa dei danni causati dai raggi UV, i ribosomi danno l’allarme: innescano la cosiddetta risposta allo stress ribotossico. È noto da anni che questo provoca una cascata di segnali che porta all’attivazione di un enzima chiamato p38. Questa ricerca dimostra che la p38 modifica molecolarmente l’NLRP1, un interruttore critico per l’infiammazione della pelle, attivandolo in modo nuovo. Questo dà inizio all’assemblaggio degli inflammasomi a partire da diversi blocchi molecolari. Gli inflammasomi sono potenti armi del sistema immunitario innato. Tra le altre cose, queste complesse macchine molecolari possono convertire nella loro forma attiva sostanze messaggere per l’infiammazione normalmente inattive. Allo stesso tempo, assicurano la formazione di numerosi pori nella membrana cellulare che consentono alle sostanze messaggere di raggiungere l’esterno e di chiamare in aiuto le forze di difesa dell’organismo. Alla fine, i pori portano alla morte della cellula che un certo punto esplode e svuota il suo contenuto nel tessuto. Le molecole che vengono così rilasciate bruscamente dall’interno della cellula sono un altro segnale di allarme per il sistema immunitario.
È interessante notare che la p38 non viene attivata solo da un’eccessiva esposizione al sole. Gli autori sono riusciti a dimostrare che anche i virus trasmessi dalle zanzare possono attivare la NLRP1 attraverso la p38. Tra questi c’è, per esempio, il virus chikungunya, che è uno de problemi principali in alcune zone dell’Africa e dell’Asia e che potrebbe raggiungere la Germania sulla scia dei cambiamenti climatici. I virus probabilmente innescano l’attivazione della p38 attraverso diverse vie. La p38 è un centro di informazione molecolare nella pelle, in cui convergono vari segnali di allarme, simile al centro di controllo dei vigili del fuoco. Tuttavia, non tutte le richieste di aiuto in arrivo innescano immediatamente l’assemblaggio degli inflammasomi: ciò avviene solo quando il numero e l’intensità delle segnalazioni superano una certa soglia. Questa regolazione è importante, poiché gli inflammasomi sono armi pericolose che causano notevoli danni collaterali. Ad esempio, la forte infiammazione che si scatena provoca la morte di parti del tessuto cutaneo. A volte gli inflammasomi non sono controllati in modo sufficientemente rigoroso, come nel caso delle scottature solari o di alcune malattie autoimmuni. Forse la p38 apre una nuova possibilità per spegnere in modo specifico queste reazioni immunitarie incontrollate nella pelle.
DOI: 10.1084/jem.20220837