PIERFRANCESCO MORGANTI¹, XINGHUA GAO², GIANLUCA MORGANTI³
Academy of History of Health Care Art, R&D unit, Roma, Italia;
Visiting Professor, Dermatology Department, of China Medical University, Shenyang, Cina; Professor and Chair, Dermatology Deputy Director, The First Hospital of China Medical University, Shenyang, Cina; ISCD Nanoscience Center, Roma, Italia.

Abstract

La pandemia di COVID-19 da un lato ha notevolmente aumentato la produzione e l’uso di maschere chirurgiche facciali ampliando in modo eccessivo il grande problema dei materiali di scarto “non biodegradabili”. Diventa quindi di grande interesse produrre una maggiore quantità di maschere non solo efficaci contro virus e batteri, ma anche rispettose dell’ambiente. L’articolo mostra la possibilità di produrre tessuti innovativi fatti da polimeri naturali, come nanofibrille di chitina (CN) e nanochitina (NG), ottenuti rispettivamente da sottoprodotti della pesca e biomassa vegetale.

INTRODUZIONE

La maschera chirurgica monouso è una attrezzatura di protezione respiratoria utilizzata per proteggere la bocca e il naso dalle particelle trasportate dall’aria, dai microrganismi e da tutti i potenziali contaminanti volatili presenti nell’ambiente (Figura 1) (1,2). 

Normalmente usate da medici, operatori sanitari e pazienti per ridurre il rischio di contaminazioni nelle sale operatorie, le maschere, realizzate secondo le regole sanitarie internazionali, sono in grado di catturare virus e batteri veicolati in goccioline liquide e aerosol dalla bocca e dal naso di chi le indossa.

COME SONO FATTE?

Possono essere prodotte con l’uso di tessuti o non tessuti (TNT) (1-3). I primi sono tessuti a maglia ordinata, fatti con telai, intrecciando fili di ordito e fili di trama, mentre i TNT sono costituiti da fibre corte e lunghe legate insieme da un trattamento chimico, meccanico, termico o con solventi.  

Rispetto al tessuto, il TNT sviluppa fibre aggrovigliate con una maggiore area superficiale, e una struttura in ...