COPENHAGEN, DANIMARCA – I probiotici possono essere una valida via terapeutica per i pazienti affetti da malattia di Parkinson (PD) che soffrono di prolungati periodi di refrattarietà alla terapia, costipazione e deficit del sonno. E’ quanto emerge dallo studio multicentrico randomizzato e controllato presentato al Congresso Internazionale della Malattia di Parkinson e dei Disordini del Movimento a Copenhagen, Danimarca.
Dopo 12 settimane di terapia probiotica, il sequenziamento shotgun superficiale ha rivelato una maggiore presenza di flora benefica, mentre i punteggi UPDRS hanno dimostrato una riduzione significativa dei sintomi motori (ad esempio, periodo di remissione dei sintomi) e non motori (ad esempio, gastrointestinali, sonno/fatica).
Il corpo umano ospita milioni di microbi e molti scienziati sostengono l’idea che le specie che popolano il nostro corpo siano importanti a livello molecolare data la loro integrazione nei processi metabolici. La terapia probiotica si basa sull’idea che l’introduzione intenzionale di batteri “buoni” possa aiutare a regolare i metaboliti che possono essere intrinsecamente legati ai processi patologici.
Recentemente, si è assistito a un crescente interesse e a un ampliamento della portata della ricerca che studia la relazione tra la disbiosi intestinale – uno squilibrio nella composizione dei batteri intestinali – e le intricate interazioni dell’asse “intestino-cervello” nel contesto della malattia di Parkinson. L’articolo di Leta et al. si distingue come un contributo significativo a quest’area di studio, con l’obiettivo di comprendere l’impatto di un probiotico a quattro ceppi sulla disbiosi intestinale, sui sintomi motori e non motori in pazienti affetti da PD con stipsi. Le conclusioni degli autori evidenziano che il probiotico migliora efficacemente il microbiota intestinale, prolunga il periodo di remissione dei sintomi e allevia il peso dei sintomi non motori nei pazienti affetti da PD con stipsi.
Sebbene le implicazioni dei cambiamenti osservati nel microbiota intestinale rimangano un ambito interessante per ulteriori indagini, un risultato particolarmente degno di nota riguarda la riduzione del tempo di riaccensione della risposta al farmaco osservata nel gruppo di trattamento attivo. Le persone che vivono con la malattia di Parkinson esprimono spesso la loro frustrazione e le sfide derivanti dal ritardo nell’efficacia dei loro farmaci. Questo ritardo può comportare periodi di mobilità ridotta, tremori e altri sintomi di disturbo che influiscono sulla routine quotidiana. L’identificazione che il probiotico a quattro ceppi contribuisce ad abbreviare questa fase di riaccensione alla risposta al farmaco promette di migliorare in modo sostanziale la vita dei pazienti, riducendo questi difficili intervalli di refrattarietà e migliorando il benessere generale.
Gli sforzi di ricerca come lo studio attuale, consentito da un solido disegno di studio multicentrico randomizzato e controllato, sono fondamentali per generare trattamenti validi basati sull’evidenza. Ciò è particolarmente importante per affrontare i sintomi non motori specifici del PD che storicamente hanno ricevuto meno attenzione. Le scoperte emerse da questo studio sottolineano la necessità di ulteriori ricerche, compresi gli sforzi volti a confermare la stabilità degli effetti osservati e a rivelare i meccanismi sottostanti.